La Parola
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 1,40-45
In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava
in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione,
tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra
scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò
via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va', invece, a
mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha
prescritto, come testimonianza per loro». Ma quello si allontanò e si mise a
proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare
pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a
lui da ogni parte.
Parola del Signore
Il Commento
Avete mai avuto la varicella? Io sì e non mi è piaciuto
affatto. La varicella, comincia come un’influenza, debolezza, naso che cola e febbre.
Poi, all’improvviso, il corpo si riempie di punti rossi che prudono tantissimo.
Il prurito ti fa quasi impazzire, ma non puoi grattarti, peggioreresti solo la
situazione. È una sensazione molto spiacevole, ma non disperata. Applicando una
lozione il prurito si allevia e in pochi giorni, le piaghe vanno via, e la vita
torna normale.
La settimana scorsa avevamo lasciato Gesù che dopo aver
guarito la suocera di Pietro, si allontana da Cafarnao dicendo ai suoi
discepoli: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche
là; per questo infatti sono venuto!»
Così, il Vangelo di oggi, ci racconta che cosa accade
durante il viaggio: il Signore, insieme ai suoi discepoli, sta per raggiungere
una nuova città, quando si avvicina a lui un lebbroso.
Ai tempi di Gesù, la lebbra era molto diffusa ed era una
malattia temuta. Quando qualcuno aveva lebbra, aveva tutto il corpo ricoperto
di piaghe. A differenza della varicella, queste piaghe non solo non se vanno
via, ma causano un’infezione che colpisce la pelle e la fa cadere a pezzi,
lentamente.
Questa malattia esiste ancora oggi, ma si può curare e
guarire e quindi fa meno paura. Eppure, anche oggi, quando ci si trova davanti
qualcuno colpito dalla lebbra, ci si spaventa, si rimane impressionati.
Gli effetti di questa malattia ed il fatto che non si
conoscesse ancora una cura sono stati le ragioni per cui, fin dai tempi più
antichi, gli ammalati di lebbra sono stati messi da parte, allontanati dalle
altre persone, mandati fuori dalla città.
Ecco perché, come avete ascoltato anche nella prima lettura,
la Legge di Mosè era precisa e dettagliata: chi veniva colpito da questo male,
doveva andare ad abitare fuori dall’accampamento, fuori dalla città, lontano da
tutti gli altri. Doveva indossare vesti strappate e stare con il capo coperto e
il volto nascosto, perché tutti potessero capire subito dal suo aspetto che era
un lebbroso. Non doveva avvicinarsi alle persone, ma anzi doveva gridare la sua
malattia, così da evitare che qualcuno inavvertitamente potesse avvicinarsi a
lui.
Regole molto severe che non servivano a curare, né ad
aiutare chi era malato, ma solo a far sentire al sicuro quelli che la lebbra
non l’avevano.
Inoltre come abbiamo spiegato domenica scorsa, nella
"cultura" del tempo, chi era ammalato era sospettato di essere un
peccatore, qualcuno che l'aveva fatta grossa e che si meritava una
"punizione" da parte di Dio.
Potete ben capire allora come in quel tempo tutte le persone
sane si guardavano bene dal farsi avvicinare da un lebbroso! Ma non Gesù.
Un giorno venne da Gesù un lebbroso. L'uomo si inginocchiò
davanti a Lui e disse: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Gesù guardò quell’uomo e
provò amore e compassione per lui. Lo toccò e disse: «Lo voglio, sii
purificato!». E subito la lebbra lo lasciò ed egli guarì.
Nessuno prima di lui aveva fatto una cosa simile! Gesù non solo
non lo evita, ma lascia che il lebbroso si avvicini a lui e soprattutto lo
tocca! Gesù trasgredisce le norme che affermavano che chi toccava un lebbroso
diventava a sua volta impuro, supera tutte le regole antiche e vive il
comandamento nuovo: "Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi".
Ci insegna, con l'esempio, come si fa ad amare.
Oggi nelle nostre città non ci capita di incontrare persone
malate di lebbra, come invece succede in altre parti del mondo, ma tante volte
continuiamo a trattare qualcuno proprio come un tempo venivano trattati i
lebbrosi.
I lebbrosi erano quelli che venivano messi da parte, quelli
con cui nessuno voleva avere a che fare, quelli che se ne dovevano stare da
soli, in disparte, lontano da tutti gli altri, vero?
L'Impegno
Pensateci un attimo, anche oggi ci sono tante persone che
vivono così, anche in mezzo a noi, anche molto vicino a noi. Troppo spesso chi
non ci piace, viene messo da parte; chi non è bravo a giocare a pallone, viene
tenuto lontano; la compagna che non sa fare la spaccata non la vogliamo nel
nostro gruppetto all’intervallo; quello prende sempre brutti voti, quindi lo
possiamo prendere in giro; quella lì è così timida che non dice mai una parola:
peggio per lei, resti pure da sola...
Quante sofferenze e quanta tristezza rinchiuse nel silenzio!
Oggi, proviamo a pensare alla nostra vita, alle persone che
conosciamo... Di sicuro ci verrà in mente qualcuno che è sempre un po’ in
disparte, qualcuno che nessuno invita a giocare.
Allora può essere questo il nostro impegno della settimana: provare
ad essere come Gesù, andare incontro a questo amico, a questa amica, che si
sente messo da parte, che si sente come il lebbroso. Andiamo incontro,
invitiamo a stare insieme e questo sarà il nostro modo semplice, ma vero, di
ripetere il miracolo di Gesù.
Buona domenica
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